In una giornata e mezzo abbiamo ricevuto molti input e nozioni. Provato sia nuovi materiali, sia tecniche diverse. Quindi riuscire a decodificare il tutto è sicuramente un lavoro lungo, per il quale, tra l'altro, serve avere anche le opere "giuste" su cui lavorare, e non sempre sono a disposizione!
Io mi occupo di restauro di opere d'arte su carta antica, moderna e contemporanea, per cui alcuni aspetti di Hanji sembrano essere molto interessanti per il restauro di tali oggetti.
Ho trovato ottimi i fogli portati a modello. Sono morbidi, duttili e maneggevoli, al tempo stesso resistenti e tenaci, anche a basse grammature e bagnati (con acqua o colla). Questo, grazie sicuramente ad una fibra molto lunga, più di quella giapponese anche di ottima qualità (perchè diciamolo, è innegabile, che pure la raffinatezza del prodotto fa la differenza) e che ho avuto occasione di lavorare, soprattutto in un corso sulle tecniche giapponesi, in cui sono stati realizzati dei Karibari. Trattandosi della stessa materia prima, il gelso, la fibra più lunga è dovuta a diversi metodi di preparazione della polpa.
Inoltre, pare che, per l'eccellenza dei fogli, sia determinante la differente di tecnica di fabbricazione, in Corea è dovuta all'uso di una forma tradizionale, il webal. È il "telaio" su cui si forma il foglio, ed è assente di una cornice contenitiva superiore. Questo permette più sessioni, consequenziali (indietro-avanti, destra-sinistra, sinistra-destra) di inserimento dello stesso nella vasca contenente la polpa di carta, per cui si ottiene un foglio stratificato, assente di una direzionalità definita: la dilatazione dello stesso è omogenea. Credo, quindi, che per la foderatura di grandi formati, che poi vengono tirati su pannelli o telai, possa essere risolutiva a mitigare tiraggi o deformazioni (soprattutto agli angoli)
Abbiamo, inoltre, verificato, la morbidezza e igroscopicità di Hanji, impiegandola in una maniera innovativa: in sostituzione di tessuti non tessuti per l'interfoliazione di opere poste sottopeso.
In particolare se ne è riscontrata la funzionalità per lo spianamento di carte da lucido. Sappiamo che questo supporto è molto complicato da appianare, perchè si asciuga velocemente e necessita di tempestività tra l'umidificazione e la messa sottopeso, nonchè asciugature ad oc. Sempre in un passato corso, avevo imparato il metodo duro-morbido per la spianatura di questo materiale, ora ho visto l'efficacia dell'uso di Hanji. Alternativa sicuramente interessante, sia per le carte da lucido, sia per altri manufatti che presentano simili criticità (penso alla pergamena o alle fotografie).
Inoltre, pare che, per l'eccellenza dei fogli, sia determinante la differente di tecnica di fabbricazione, in Corea è dovuta all'uso di una forma tradizionale, il webal. È il "telaio" su cui si forma il foglio, ed è assente di una cornice contenitiva superiore. Questo permette più sessioni, consequenziali (indietro-avanti, destra-sinistra, sinistra-destra) di inserimento dello stesso nella vasca contenente la polpa di carta, per cui si ottiene un foglio stratificato, assente di una direzionalità definita: la dilatazione dello stesso è omogenea. Credo, quindi, che per la foderatura di grandi formati, che poi vengono tirati su pannelli o telai, possa essere risolutiva a mitigare tiraggi o deformazioni (soprattutto agli angoli)
Abbiamo, inoltre, verificato, la morbidezza e igroscopicità di Hanji, impiegandola in una maniera innovativa: in sostituzione di tessuti non tessuti per l'interfoliazione di opere poste sottopeso.
In particolare se ne è riscontrata la funzionalità per lo spianamento di carte da lucido. Sappiamo che questo supporto è molto complicato da appianare, perchè si asciuga velocemente e necessita di tempestività tra l'umidificazione e la messa sottopeso, nonchè asciugature ad oc. Sempre in un passato corso, avevo imparato il metodo duro-morbido per la spianatura di questo materiale, ora ho visto l'efficacia dell'uso di Hanji. Alternativa sicuramente interessante, sia per le carte da lucido, sia per altri manufatti che presentano simili criticità (penso alla pergamena o alle fotografie).
Ora, devo sperimentare il tutto in laboratorio, capire quanto costino questi materiali e decidere in quali occasioni vada bene l'uno o la'altro prodotto, così come le varie tecniche. Ritengo, comunque, che il corso, seppur troppo breve, abbia dato un'esaustiva infarinatura sulle carte coreane. Ora tocca a noi farle nostre.
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