mercoledì 22 dicembre 2010

ART ATTACK - I BIGLIETTI DI NATALE - kirigami

ABETE KIRIGAMI


il KIRIGAMI è una tecnica di piegatura e intaglio della carta, per ottenere delle forme geometriche tridimensionali, partendo da un unico foglio, e senza asportarne parti.
Deriva da dal giapponese kiru= tagliare e kami=carta



OCCORRENTE:

cartoncino colorato verde

taglierino ben affilato / bisturi

tipometro (righello)


punteruolo

stecca d'osso




conviene disegnare dapprima l'albero su un foglio a parte, e poi "ricalcare" impostando i punti cardinali sul cartoncino, mediante l'uso del punteruolo:


dopodichè con il bisturi si tagliano delle linee orizzontali parallele che uniscono i puntini posti sulla stessa linea







a seguire con la stecca dosso si tracciano delle linee a zig-zig, che uniscono ciascun puntino esterno con l'interno della riga superiore, a formare il profilo dell'abete.

Contestualmente si esegue lo stesso passaggio della stecca sulla linea mediana l'albero, limitandosi alla fasce esterne, di testa e piede.

Queste azioni faciliteranno la successiva formazione di pieghe a valle:




girando al verso il cartoncino, sempre con la stecca d'osso si completa la linea centrale: questo passaggio permetterà la formazione di una piega a monte



e alla fine si piega!

questa è la parte più difficile, in quanto l'albero si deve flettere avanti (per poter uscire) e il fondo indietro...si deve fare con cautela, aiutando i rami superiori ad adagiarsi nel senso giusto. Una volta riuscito l'incastro, si devono schiacciare bene i cordoli ed appiattire il foglio



ET VOILA: un bosco di abeti :-)




pronti da essere decorati e inviati

BUON NATALE!

lunedì 13 dicembre 2010

L'IMMORTALE e L'ARTE alla Civica Raccolta del Disegno di Salò



Sono molto affezionata alla città benacense, sarà per l'amore per il lago di Garda, ove sono solita scappare in solitudine a cercare momenti di pace e riflessione, e mi riempie di onore sapere che vi ha sede un'importante collezione di disegni.





Non una raccolta qualunque,


ma la riunione di


SEICENTOVENTI opere,


realizzate da trecentoquaranta artisti


attivi nel Novecento e acquisiti nell'arco di ventisei anni.

Immagini nate fini a se stesse e non preparatorie/accessorie di dipinti,


forse un UNICUM in Italia del genere





Nell'attesa che la collezione trovi un degno spazio ove essere riposta e conservata,
sabato 11 dicembre nella Sala dei Provveditori, sono state presentate al pubblico le nuove acquisizioni, avvenute tra il 2004 e il 2010, una cinquantina di fogli di pregevole attribuzione e fattura (chine di Manzù, Tamburi e Guttuso, tecnica mista di Vedova, per citare qualche nome....). A corollario di questa italiana magnificenza, ma senza esserne semplici accompagnatrici, sono state allestite altre due esposizioni:
l'una,
ospitata nello stesso splendito ambiente, dedicata alla NUOVE GENERAZIONI d'artisti,
e l'altra,
presentata al Fondaco di palazzo Coen, sui disegni preparatori per vetrate di OSCAR DI PRATA.





Tanta carne al fuoco, giovani artisti che si confrontano e dialogano con i grandi del Novecento senza sfigurare minimamente....
tecniche sopraffine e contenuti profondi, che stupiscono e intrigano l'osservatore.

Consiglio a tutti una visita a tutte e tre le esposizioni,
se ne esce gioiosamente storditi,


ma non appagati,


è infatti necessario fare di lì a breve tempo un altro giro:


tanta è la carne sul fuoco....



Unica critica, feroce, ma schietta e serena (tanto che l'ho già riportata a qualche interessato):
capisco che sia un momento difficile e che pur in assenza di soldi la città di Salò abbia inaugurato 3 mostre, dando una notevole spinta alla cultura...
però,
passi che le opere siano rovinate dall'incuria e dal'errata conservazione,
però,
un po' più di accortezza alla pulizia esterna dei vetri e nella indicazione delle tecniche esecutive è doverosa e sacrosanta....


Per il resto, si spera che qualcuno impietosito:


dalle tremende tracce di scotch su un rarissimo pennarello di


Piero Dorazio,


dagli strappi su un drammatica china di


Oscar Di Prata,


dalla precarietà del montaggio di una grafite di


Osvaldo Licini,


dalle deformazioni di una tecnica mista di un


Alberto Ghinzani


apra il portafolio e si faccia promotore di interventi di restauro conservativi di opere di altissimo livello, che hanno bisogno non solo di essere esposte, ma soprattutto di essere curate e salvaguardate con AMORE....





Un grazie va ai curatori delle 3 mostre, la triade: Maurizio Bernardelli Curuz, Anna Lisa Ghirardi e Marcello Riccioni

Emilio Vedova - Composizione
1960
Tecnica mista su carta, mm 370x280


lunedì 6 dicembre 2010

LA MESSA RESTAURATA

oggi mi è arrivata la bozza del nuovo articolo che uscirà sulla rivista CHARTA nel mese di gennaio, e mi sono ricordata di questo pezzo mai dato alla stampa, a causa di fotografie ben poco a fuoco....che spero voi mi perdonerete!



L’intervento di restauro che sarà trattato nel seguente articolo ha come oggetto un disegno eseguito da un’artista particolare: una bambina di poco più di sei anni. Si può, dunque, considerare un disegno infantile di un autore ignoto un’opera d’arte? La pinacoteca dell’arte evolutiva della “Casa delle arti e del gioco” di Drizzona (CR), così come quella di Rezzato (BS), ne è certa. Nulla può contrariare tale visione: l’attività artistica ha nell’uomo un’importanza fondamentale sin dai suoi primi anni di vita, è, infatti, attraverso i primi scarabocchi che l’individuo si rapporta con il mondo circostante. Tutto ciò non è storia recente, ma era risaputo e preso ampiamente in considerazione anche da grandi artisti passati: significativo l’acquerello di Kandiskji (Acquerelle astratto, 1910, Paris, Musée national d’art moderne) che proprio dallo scarabocchio infantile, come prima presa visione del mondo circostante, prende ispirazione. Mario Lodi, promotore della “Casa delle arti e del gioco”, ben capendo l’importanza dell’espressione artistica infantile come principio della figuratività adulta, ha raccolto una serie di disegni eteregonei in tecnica esecutiva e tema iconografico. Una parte di questi, tutti eseguiti tra il 1940 e il 1980, è diventata una mostra itinerante dal titolo “L’arte del bambino”. Questa esposizione è da più di dieci anni in giro per l’Italia.
Uno degli esemplari si è però dovuto fermare per un restauro a causa del suo stato di conservazione poco stabile e di macchie che ne deturpavano l’estetica.
L’opera “La messa”, raffigurante un momento della funzione religiosa, è una tempera a più colori eseguita su un unico foglio di carta bianca non vergata (70 x 100 cm) simile all’attuale carta bianca monolucida (volgarmente carta da pacco bianca). La tecnica esecutiva ha previsto l’uso di pigmenti colorati stemperati in acqua con un legante dalla natura sconosciuta. Tale medium, così come ci suggerisce lo stato di conservazione, è stato probabilmente addizionato in proporzioni inadeguate al supporto delle polveri.
Il disegno è giunto in uno stato mediocre, dopo aver subito un dilavamento a seguito di un allagamento dei locali dov’era riposto incorniciato. L’acqua penetrata all’interno della cornice ha provocato notevoli ondulazioni del supporto cartaceo, con conseguente distacco di scaglie pittoriche e sollevamenti del colore, e il suo dilavamento ha portato alla formazione di una grossa gora di umidità lungo il margine sinistro. Il problema generalizzato della deadesione della pellicola pittorica allo strato di carta è da imputare, oltre all’infiltrazione dell’acqua, anche, e soprattutto, alle caratteristiche intrinseche della tempera con la quale è stato eseguito il disegno e dalle interazioni con il supporto su cui è stata stesa. La tempera risultava troppo magra, ovverosia costituita da una quantità di legante minore allo stretto necessario per supportare adeguatamente e durevolmente le polveri. La carta, di cattiva fattura, è caratterizzata da una dilatazione eccessiva ai cambiamenti termoigrometrici: elasticità questa non condivisa dalla pellicola pittorica. A peggiorare tale condizione sono inoltre intervenute delle bande di carta incollate sul verso a ridosso dei margini, probabilmente impiegate per rinforzare i bordi, ma che ne hanno costretto la normale libertà di dilatazione.
Non si rilevavano strappi o lacune, anche se l’infragilimento del supporto cartaceo e le ondulazioni dello stesso hanno suggerito la realizzazione di un montaggio adeguato, che potesse mantenere l’opera spianata e condizionata in maniera tale da poter soddisfare l’esigenza espositiva nel pieno rispetto di una buona conservazione.
L’intervento è consistito nell’iniziale spolveratura del manufatto con pennellesse e gomme morbide, impiegandole in maniera oculata e delicata, così da non creare sforzi o sfregamenti ad una pellicola pittorica già di per sé debole e degradata. Si è quindi passati alla rimozione delle bordure incollate sul verso, intervendo con un bisturi chirurgico e spatoline in acciaio inox. Una volta che la carta è stata liberata da ogni anomalo condizionamento è stato eseguito il test di solubilità all’acqua e alle sostanze sbiancanti di tutti i pigmenti, risultato quasi del tutto nullo. Si è perciò potuto eliminare la gora d’acqua con l’apposizione a pennello di una soluzione di acqua ossigenata a 36 volumi diluita di sei parti in acqua demineralizzata.
Quindi si è continuato con un intervento di fissaggio e consolidamento della pellicola pittorica, eseguito con l’impiego di una miscela di colla d’alghe giapponesi (fu-nori) e metilcellulosa (Tylose MH300P) diluita al 5% in acqua demineralizzata. La sostanza piuttosto liquida, penetrante e viscosa, dal buon potere adesivo e consolidante, è stata data a pennello su tutta la superficie dell’opera, interponendo tra superficie pittorica e setole del pennello uno strato di velo sintetico leggero, così da non intervenire direttamente sulla tempera e al tempo stesso mantenere il foglio perfettamente disteso. Questo trattamento ha permesso inoltre un leggero lavaggio dell’opera. Il manufatto è stato quindi foderato al verso con uno strato di velo sintetico (lo stesso impiegato per la velinatura del recto) impiegando una colla mista composta di Tylose MH300P e Plextol D500 (una resina termoplastica) in proporzioni 5:2. L’impiego della resina termoplastica permette una maggiore adesione, pur mantenendo l’intervento assolutamente removibile. Il velo sintetico è stato applicato di dimensioni maggiori rispetto al foglio, sia per poter spianare in tiraggio l’opera, sia per poterla tensionare su un pannello rigido.
L’intervento di spianamento è consistito in una iniziale umidificazione omogenea dell’opera e nella sua successiva applicazione su una parete di compensato marino stendendo la colla, Tylose MH300P al 5%, solo sui margini esterni della foderatura: asciugandosi la carta si contrae così da permettere la naturale spianatura delle ondulazioni e delle pieghe. L’opera è stata quindi ritoccata pittoricamente con matite e gessetti colorati, materie removibili, per ridare continuità visiva dell’immagine in quei punti ove il colore era andato col tempo perduto. Questo intervento è assolutamente riconoscibile, in quando la matericità polverosa dei gessetti si discosta pienamente dalla corposità della tempera. L’impiego dei gessetti ha richiesto di un loro leggero fissaggio con una sostanza semisintetica, Klucel G sciolto al 2% in alcol etilico, dato a spruzzo su tutta la superficie.
L’opera così trattata è stata fissata, incollando le bande di tessuto sintetico escrescenti con colla mista forte, ad uno strato di carton plume Gallery, un supporto costituito da due strati di cartoncino anacido con un’anima di poliuretano, dallo spessore di 0,5 cm.
Il manufatto così condizionato - pittoricamente stabile, esteticamente ricomposto e perfettamente spianato - è stato riposizionato in cornice ponendo dei distanziatori in cartoncino anacido posti tra vetro ed opera per evitare lo schiacciamento della parte pittorica materica, pronto per la sua nuova apparizione pubblica.v








il disegno prima dell'intervento








il disegno dopo l'intervento



stesso particolare prima e dopo




particolare della gora d'acqua visibile al verso