lunedì 6 dicembre 2010

LA MESSA RESTAURATA

oggi mi è arrivata la bozza del nuovo articolo che uscirà sulla rivista CHARTA nel mese di gennaio, e mi sono ricordata di questo pezzo mai dato alla stampa, a causa di fotografie ben poco a fuoco....che spero voi mi perdonerete!



L’intervento di restauro che sarà trattato nel seguente articolo ha come oggetto un disegno eseguito da un’artista particolare: una bambina di poco più di sei anni. Si può, dunque, considerare un disegno infantile di un autore ignoto un’opera d’arte? La pinacoteca dell’arte evolutiva della “Casa delle arti e del gioco” di Drizzona (CR), così come quella di Rezzato (BS), ne è certa. Nulla può contrariare tale visione: l’attività artistica ha nell’uomo un’importanza fondamentale sin dai suoi primi anni di vita, è, infatti, attraverso i primi scarabocchi che l’individuo si rapporta con il mondo circostante. Tutto ciò non è storia recente, ma era risaputo e preso ampiamente in considerazione anche da grandi artisti passati: significativo l’acquerello di Kandiskji (Acquerelle astratto, 1910, Paris, Musée national d’art moderne) che proprio dallo scarabocchio infantile, come prima presa visione del mondo circostante, prende ispirazione. Mario Lodi, promotore della “Casa delle arti e del gioco”, ben capendo l’importanza dell’espressione artistica infantile come principio della figuratività adulta, ha raccolto una serie di disegni eteregonei in tecnica esecutiva e tema iconografico. Una parte di questi, tutti eseguiti tra il 1940 e il 1980, è diventata una mostra itinerante dal titolo “L’arte del bambino”. Questa esposizione è da più di dieci anni in giro per l’Italia.
Uno degli esemplari si è però dovuto fermare per un restauro a causa del suo stato di conservazione poco stabile e di macchie che ne deturpavano l’estetica.
L’opera “La messa”, raffigurante un momento della funzione religiosa, è una tempera a più colori eseguita su un unico foglio di carta bianca non vergata (70 x 100 cm) simile all’attuale carta bianca monolucida (volgarmente carta da pacco bianca). La tecnica esecutiva ha previsto l’uso di pigmenti colorati stemperati in acqua con un legante dalla natura sconosciuta. Tale medium, così come ci suggerisce lo stato di conservazione, è stato probabilmente addizionato in proporzioni inadeguate al supporto delle polveri.
Il disegno è giunto in uno stato mediocre, dopo aver subito un dilavamento a seguito di un allagamento dei locali dov’era riposto incorniciato. L’acqua penetrata all’interno della cornice ha provocato notevoli ondulazioni del supporto cartaceo, con conseguente distacco di scaglie pittoriche e sollevamenti del colore, e il suo dilavamento ha portato alla formazione di una grossa gora di umidità lungo il margine sinistro. Il problema generalizzato della deadesione della pellicola pittorica allo strato di carta è da imputare, oltre all’infiltrazione dell’acqua, anche, e soprattutto, alle caratteristiche intrinseche della tempera con la quale è stato eseguito il disegno e dalle interazioni con il supporto su cui è stata stesa. La tempera risultava troppo magra, ovverosia costituita da una quantità di legante minore allo stretto necessario per supportare adeguatamente e durevolmente le polveri. La carta, di cattiva fattura, è caratterizzata da una dilatazione eccessiva ai cambiamenti termoigrometrici: elasticità questa non condivisa dalla pellicola pittorica. A peggiorare tale condizione sono inoltre intervenute delle bande di carta incollate sul verso a ridosso dei margini, probabilmente impiegate per rinforzare i bordi, ma che ne hanno costretto la normale libertà di dilatazione.
Non si rilevavano strappi o lacune, anche se l’infragilimento del supporto cartaceo e le ondulazioni dello stesso hanno suggerito la realizzazione di un montaggio adeguato, che potesse mantenere l’opera spianata e condizionata in maniera tale da poter soddisfare l’esigenza espositiva nel pieno rispetto di una buona conservazione.
L’intervento è consistito nell’iniziale spolveratura del manufatto con pennellesse e gomme morbide, impiegandole in maniera oculata e delicata, così da non creare sforzi o sfregamenti ad una pellicola pittorica già di per sé debole e degradata. Si è quindi passati alla rimozione delle bordure incollate sul verso, intervendo con un bisturi chirurgico e spatoline in acciaio inox. Una volta che la carta è stata liberata da ogni anomalo condizionamento è stato eseguito il test di solubilità all’acqua e alle sostanze sbiancanti di tutti i pigmenti, risultato quasi del tutto nullo. Si è perciò potuto eliminare la gora d’acqua con l’apposizione a pennello di una soluzione di acqua ossigenata a 36 volumi diluita di sei parti in acqua demineralizzata.
Quindi si è continuato con un intervento di fissaggio e consolidamento della pellicola pittorica, eseguito con l’impiego di una miscela di colla d’alghe giapponesi (fu-nori) e metilcellulosa (Tylose MH300P) diluita al 5% in acqua demineralizzata. La sostanza piuttosto liquida, penetrante e viscosa, dal buon potere adesivo e consolidante, è stata data a pennello su tutta la superficie dell’opera, interponendo tra superficie pittorica e setole del pennello uno strato di velo sintetico leggero, così da non intervenire direttamente sulla tempera e al tempo stesso mantenere il foglio perfettamente disteso. Questo trattamento ha permesso inoltre un leggero lavaggio dell’opera. Il manufatto è stato quindi foderato al verso con uno strato di velo sintetico (lo stesso impiegato per la velinatura del recto) impiegando una colla mista composta di Tylose MH300P e Plextol D500 (una resina termoplastica) in proporzioni 5:2. L’impiego della resina termoplastica permette una maggiore adesione, pur mantenendo l’intervento assolutamente removibile. Il velo sintetico è stato applicato di dimensioni maggiori rispetto al foglio, sia per poter spianare in tiraggio l’opera, sia per poterla tensionare su un pannello rigido.
L’intervento di spianamento è consistito in una iniziale umidificazione omogenea dell’opera e nella sua successiva applicazione su una parete di compensato marino stendendo la colla, Tylose MH300P al 5%, solo sui margini esterni della foderatura: asciugandosi la carta si contrae così da permettere la naturale spianatura delle ondulazioni e delle pieghe. L’opera è stata quindi ritoccata pittoricamente con matite e gessetti colorati, materie removibili, per ridare continuità visiva dell’immagine in quei punti ove il colore era andato col tempo perduto. Questo intervento è assolutamente riconoscibile, in quando la matericità polverosa dei gessetti si discosta pienamente dalla corposità della tempera. L’impiego dei gessetti ha richiesto di un loro leggero fissaggio con una sostanza semisintetica, Klucel G sciolto al 2% in alcol etilico, dato a spruzzo su tutta la superficie.
L’opera così trattata è stata fissata, incollando le bande di tessuto sintetico escrescenti con colla mista forte, ad uno strato di carton plume Gallery, un supporto costituito da due strati di cartoncino anacido con un’anima di poliuretano, dallo spessore di 0,5 cm.
Il manufatto così condizionato - pittoricamente stabile, esteticamente ricomposto e perfettamente spianato - è stato riposizionato in cornice ponendo dei distanziatori in cartoncino anacido posti tra vetro ed opera per evitare lo schiacciamento della parte pittorica materica, pronto per la sua nuova apparizione pubblica.v








il disegno prima dell'intervento








il disegno dopo l'intervento



stesso particolare prima e dopo




particolare della gora d'acqua visibile al verso






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